Auto a benzina e moto sempre più performanti, il graduale addio al diesel, le nuove vetture ibride: l’azienda brianzola ha messo una squadra di 70 ricercatori al lavoro in collaborazione con i big dell’automotive.
Robotica e prototipazione tridimensionale. Manifattura digitale, elettronica e attuatori dedicati alle auto ibride ed elettriche. La rivoluzione industriale di casa Dell’Orto, azienda famosa per i carburatori montati sulle vetture dalle maggiori case automobilistiche del mondo, ha consentito di raggiungere risultati record nel 2016 per margini e volume d’affari. L’innovazione della fabbrica metalmeccanica passa dall’investimento in un nuovo stabilimento a Cabiate, provincia di Como, uno dei primi in Italia a ciclo integrato. Ha tutto al proprio interno: la fonderia, la produzione, l’assemblaggio, permettendo di ridurre costi e tempi. L’impianto ha inoltre consentito di cambiare il processo produttivo introducendo automazione e robotica; ed è stato tra i primi a utilizzare la manifattura digitale, con la prototipazione dei modelli fatta usando stampanti 3D che hanno dimezzato il tempo in cui un nuovo modello viene lanciato sul mercato. La Dell’Orto ha investito anche in un sistema che fornisce informazioni in tempo reale su tutte le fasi produttive.
I buoni risultati vengono anche dall’innovazione di prodotto. Dell’Orto è passata dalla produzione di carburatori ai corpi farfallati, fino alle centraline elettroniche. Una politica di investimenti che ha permesso alla società di aumentare, oltre al fatturato, anche l’occupazione, raggiungendo oggi i 354 dipendenti. «Siamo leader nel settore moto – spiega Andrea Dell’Orto, vice presidente esecutivo – Ci occupiamo di tutte le applicazioni di serie, dalla bassa all’alta cilindrata, fino alle applicazioni racing». La Dell’Orto è anche fornitore unico della Centralina elettronica per la categoria Moto 3 del MotoMondiale e mettendo in fila tutte le vittorie ottenute dai suoi carburatori sulle piste ha messo assieme circa 500 titoli tra costruttori e piloti.
Ma è l’automotive il mercato più interessante. Dell’Orto realizza sistemi di iniezione, più alcuni componenti meccatronici fondamentali per le auto ad iniezione turbo:«Il mercato è in crescita e seguiamo con attenzione l’evoluzione delle tecnologie. Si va verso cilindrate più piccole, specialmente sui motori a benzina, mentre i diesel tendono a scomparire, a favore di ibride ed elettroniche.
In futuro, probabilmente, resteranno solo diesel di grossa cilindrata. Ci stiamo inoltre specializzando sul trattamento del ricircolo dei gas di scarico dei motori introducendo nuove tecnologie che stiamo studiando e producendo per Fca e Gm».
Un’altra frontiera della ricerca è rivolta a tutti i sistemi di attuazione di aria e di benzina utilizzati sulle auto ibride ed elettriche: «Sfruttiamo il nostro know how sui carburatori per nuove forme di alimentazione. Per il momento non abbiamo ancora un prodotto finito a disposizione del mercato, ma i 70 ricercatori dell’azienda stanno collaborando con le case automobilistiche per offrire nuove soluzioni», dice il vicepresidente.
Il gruppo Dell’Orto oggi fattura circa 80 milioni di euro, di cui il 60% costituito da export, e occupa complessivamente 474 dipendenti nel mondo.
L’azienda nasce nel 1933 in Brianza come fabbrica italiana di carburatori. I fondatori mettono a punto i primi carburatori per i grandi nomi dell’industria motociclistica come Guzzi, Benelli e Piaggio. Più volte la storia di questa azienda si incrocia con i successi della grande industria di moto italiane e, dagli anni 60, anche con quelli dell’industria automobilistica.
Nel 2008, anno della grande crisi dell’automotive, Andrea Dell’Orto punta su due strade:«Abbiamo favorito investimenti in nuovi prodotti, sviluppo di processo e internazionalizzazione», spiega.
L’internazionalizzazione e lo sbocco sui mercati asiatici sono il vero traino delle vendite per le due ruote e piccole auto. L’azienda aveva già avviato una prima produzione in India nel 2006, con un socio locale, legata all’esportazione di carburatori per il mercato europeo. Nel 2008 cambia rotta: comincia la produzione di corpi farfallati per il mercato indiano, per moto e per la city car Tata nano e poi per le auto low cost di Renault, la people car. Nasce la Dell’Orto India pvt, 100% Dell’Orto. lo stabilimento di Pune, il distretto della produzione automotive indiana, impiega circa 120 operai ed ha una produzione tutta destinata al mercato asiatico.
Dell’Orto India ha oggi partnership con i maggiori produttori di moto indiani per pompe ad olio e corpi farfallati e con la Piaggio, che ha una grande presenza nel mercato delle due ruote in Asia. I pezzi costruiti in India sono destinati direttamente al mercato indiano, che ha naturalmente un enorme potenziale: basti pensare che in Italia oggi si vendono circa 400.000 scooter all’anno, in India circa 18 milioni. «E il mercato asiatico si fa sempre più interessante. Dal 2020, in India entreranno in vigore nuove norme che imporranno il passaggio dai carburatori all’iniezione elettronica. Stiamo parlando di un mercato immenso, che abbiamo intenzione di conquistare», spiega l’imprenditore, che è anche vicepresidente di Assolombarda con delega allo sviluppo del manifatturiero e all’industria 4.0.
La Repubblica, Affari&Finanza, 5-06-2017