S’è capito dal colore della cravatta. Chi vuole convincere, la porta blu. Chi vuole dare segno di forza, rossa. A pois, mai. È un “dico e non dico”, regno del nascondimento e dell’incertezza. Ci sono due cose che un Presidente del Consiglio non deve mai fare: mentire e mostrare incertezza. Giuseppe Conte le ha fatte entrambe. Ci mente cercando di sdoganare la storiella che il posticipo al 06 novembre delle misure del DPCM licenziato in piena notte è per permetterci di organizzarci. Lo sanno anche i muri di Palazzo Chigi che sta trattando con le Regioni e i loro Governatori le contropartite dell’ennesima pastetta politica all’italiana. E si mostra indeciso, annunciando per 4 giorni un DPCM che come al solito firma in improbabili orari notturni, dopo averci appeso al TG delle 20:00 come idioti, disegnando zone colorate di rosso, arancio e giallo, che a distanza di 24 ore sono ancora tutte in bianco e nero. Eppure, oggi, esordisce dicendo che “il virus sta correndo forte e violento”. Non ci siamo, Giuseppe. Puoi anche sbagliare, Ti è consentito (forse: a Churchill no, ma tant’è), vista la straordinarietà della situazione. Ma non puoi dare il segno di non sapere cosa fare, ripetendo a pappagallo il testo di un DPCM pubblicato dai giornali prima che Tu lo firmassi, e che abbiamo già letto tutti quanti. L’incertezza, l’indecisione, sono ciò che stanno ammazzando Cittadini, Imprese, le stesse Istituzioni. Stai disegnando la rovina di questa Repubblica, sgangherata finché vuoi, ma pur sempre Repubblica. Costata il sangue di tanti Italiani che meritano rispetto. E c’è un prezzo, per la menzogna e l’indecisione, che ha già fatto capolino a Napoli nei giorni scorsi: quando la gente non capisce, ed è disorientata, e si sente tradita, e presa in giro ed oppressa, la gente reagisce, ed eccede. La nostra stessa Repubblica è nata così: non è stata frutto di una marcia pacifica e silente, ma di sentimenti violentati a ripetizione, di umiliazioni, di oppressioni, sfociata in gesti di esecrabile violenza che la Storia perdona sempre, purtroppo, ai vincitori. Il grado di oppressione non lo decide il Governo: lo decide il Popolo, che quando ne ha abbastanza dell’Antonietta di turno che lo sbeffeggia offrendo brioches, opta per la ghigliottina. Un consiglio? Se avete idee, tiratele fuori, perché non c’è più tempo. Se non ne avete, tirateVi da parte, perché la misura dà il senso d’essere ormai colma. Mi auguro saprete ravvederVi ed onorare il giuramento che avete prestato sulla nostra Costituzione: ma basta tentennamenti, annunzi e disdette dell’ultima ora. È tempo di governare. Sul serio. Con orizzonti temporali che non sono di giorni, perché per quello basta leggere Epicuro. Abbiamo diritto di sapere quale sia il futuro che avete in mente per Noi.