Serve un’impresa, al “centro”

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Fare impresa lo dice il nome stesso, non è semplice. Ancor di più in questi anni e aggiungerei in questo Paese, dove tra grandi, piccole e micro imprese che ne hanno fatto per decenni anche la fortuna, fare impresa o continuare a farla è sempre più complicato. Il quadro economico tra gli spettri dell’inflazione, gli aumenti delle materie prime e dei costi fissi poi certo non aiutano. Credo però sia di vitale importanza, mai come ora, riportare al centro del dibattito politico ed economico il ruolo dell’impresa in questo Paese. Sarò di parte, essendo imprenditore ma non vorrei che questo mio pensiero fosse interpretato come egocentrico. Anzi, riportare e ridare valore alle imprese italiane credo sia questione che attiene a tutti. Anche chi non apparentemente direttamente coinvolto. Mi piacerebbe veder scommettere e credere di più in chi continua a fare impresa e in chi anche solo almeno ci prova ad avviarla al giorno d’oggi. Un’ impresa per l’appunto. Soprattutto per i più giovani o per anche chi solo con buona volontà e magari buone idee qui, tra una cosa e l’altra, non trova spazio, se non tra enormi difficoltà. Potrebbe essere credo utile ripensare alle agevolazioni, ai ruoli degli incubatori e degli acceleratori d’ impresa. Oltre che ad uno snellimento burocratico del quale sentiamo parlare da anni ma che sembra sempre essere un percorso in divenire. Fondamentale poi come ricordavo nelle settimane scorse il riuscire ad intraprendere nuove “nicchie” di mercato, altamente specializzate, dove sono certo la nostra impresa e know-how non è teoricamente dietro nessuno in Europa ma per le quali fare “sistema” diventa prioritario per essere competitivi. L’ imprenditoria non potrà essere probabilmente la panacea di tutti i mali ma è anche vero che senza di essa questo Paese perderebbe, come in parte ha già perso, una buona parte dell’ossatura della propria economia e della quale mai come ora se ne sente l’esigenza.